Adoro lavorare con i giovani e mi piace imparare da loro, ma sulla comunicazione…
Mi guardo attorno in famiglia e i miei figli messaggiano; in azienda messaggiare o mandare email è già una tendenza, i giovani in modo particolare quasi esclusivo si rivolgono a questa forma di comunicazione.
Messaggi (scritti/vocali) o e-mail. Il telefono, la voce; l’interazione rotonda e completa no. Generazione Z o Messaggi?
Se il messaggino (WhatsApp) ha il vantaggio dell’immediatezza, della velocità, si porta dietro il difetto di essere incompleto e superficiale.
Per contro l’e-mail è rigida, non sempre si riesce a trasmettere il tono, il mood e in più si aggiungono più destinatari e alcuni per conoscenza. E questo può creare attriti e incomprensioni. Poi l’e-mail non può essere lunga, altrimenti chi la riceve tende a leggerla superficialmente. E pertanto è difficile che sia completa.
A dispetto di chi crede che, con l’e-mail e il premere il magico tasto invio, un lavoro sia finito, a me piace rispondere che con l’email il lavoro comincia…poi si conclude o di persona o al telefono.

La generazione messaggi è quella che all’Università fa prove scritte, compitini, e l’eloquio? L’arte dell’eloquenza?
Una competenza che va perdendosi e nelle riunioni spesso ravviso difficoltà nelle presentazioni. Io mi impegno, le preparo con le mie persone. Provo con loro, le faccio ripetere più volte, con tanta fatica si arriva a buoni risultati, ma manca l’abitudine.
Come fare?
Un aiuto insperato sta arrivando dal boom (effetto Covid) delle video chiamate che ultimamente stanno diventando sempre più chiamate (senza vedersi) in cui si condivide una presentazione, insomma una telefonata più interattiva ancora. Bene, si tratta di una novità che accolgo con tantissimo favore. Un esercizio che migliora la nostra interazione.

Evviva le videochiamate quindi.
Il mio compito sarà quello di non abbandonare questa nuova forma di comunicazione, anche quando l’effetto pandemia, spero presto, sarà terminato, ma di continuare ad usarla anche per piccole cose, banali anche se non si è lontani d’ufficio.
Obiettivo: tenere in allenamento la nostra parola più che i polpastrelli.