In un pezzo sul mio blog avevo scritto non molto tempo fa: “fai domani quello che potresti fare oggi”. Il senso era che, visto che la tecnologia ci dà un vantaggio, prendiamoci il tempo di analizzare meglio i dati.
Ecco, ma è inutile ricercare la perfezione. La perfezione è un’utopia. Dietro l’accezione di “perfezione” c’è la minimizzazione dei rischi. Faccio un lavoro e lo voglio perfetto per evitare rischi. Devo prendere una decisione è vorrei tutti i pezzi del puzzle.

Comprimere il rischio ecco cos’è la perfezione è la ricerca del minimo rischio.
Peccato che spesso la ricerca della perfezione porti con sé la dilatazione dei tempi e alla fine la decisione, presa comunque con dei rischi, avviene troppo tardi quando lo scenario è mutato e così l’azione intrapresa può risultare inadeguata. Ecco una prima ragione per cui fatto è meglio di perfetto.

Poi c’è un’altra questione oggi prendiamo tante decisioni e abbiamo tanti lavori in corso, avere tanti cassetti aperti e lavorare è difficile spesso ci si dimentica di qualche lavoro. Occorre chiudere i cassetti per muoversi al meglio.

Spesso quando non abbiamo tempo, una scadenza incombe, iniziamo a dare ai contenuti la priorità e sfrangiamo la presentazione di tanti orpelli. Ecco fatto meglio di perfetto è sostanza e non forma.

E’ rispettare le scadenze e non procrastinare è prendere decisioni e correre rischi. E’ chiudere lavori e avere più lucidità. E’ essere imprenditore e interpolare con i razionali prendendosi qualche rischio calcolato.
E allora di fronte ad un collaboratore che mi presenta un buon lavoro entro la deadline prevista spesso dico “perfetto!”
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