Che rottura la rottura di stock! Il prodotto manca a scaffale. E’ un danno per l’industria, ma anche per il distributore.
Spesso nella mia attività commerciale mi è capitato più volte d’imbattermi in una rottura di stock. Al di là dei casi di problematiche produttive o picchi di vendite, soprattutto per prodotti in lancio, la rottura di stock puo’ essere solo a scaffale, ma non a magazzino, a scaffale e a magazzino.
Nel primo caso la rottura ci segnala uno spazio a scaffale insufficiente nel secondo la necessità di riordini importanti.
Ma se è chiaro che la rottura di stock è una vera rottura per l’industria lo è anche per il retailer.
Infatti lo shopper di fronte ad una rottura può decidere di:
- rinviare l’acquisto: perdita temporanea e calo consumi sia per industria che trade;
- spostare l’acquisto su di un’altra referenza: perdita per l’industria e situazione indifferente o quasi per il retailer;
- cambiare supermercato: perdita per il retailer, ma non per l’industria.
Ad ogni modo avremo uno shopper molto insoddisfatto e rischi di perdita di fedeltà, alla marca e all’insegna.
Di qui l’importanza del monitoraggio delle rotture di stock sia per industria che per il trade.

C’è poi da considerare l’impatto dei sistemi informativi del supermercato.
Di fronte ad un prodotto in rottura i sistemi leggono un calo delle rotazioni e suggeriscono volumi di riordino in calo con un conseguente reiterarsi della rottura. Occorre quindi una forzatura, una segnalazione di out of stock per correggere le previsioni di domanda.
Un’ultima questione:
in caso di out of stock fare lo scaffale camaleonte o no? Giriamo lo slim e riempiamo il banco non facendo capire allo shopper se si tratti di una rottura o di un dereferenziamento o lasciamo il buco per far capire che si tratta di un fatto temporaneo?