Sin dai miei primi incerti e traballanti esordi nel mondo professionale e commerciale, ho amato le visite in punto vendita, come fossero una sorta di attrazione primordiale; capirete, dunque, perché amo il merchandising.
Mentre affiancavo agenti o il mio capo, allora National Gdo, rimanevo impressionato da tutto quello che c’era dietro a quel prodotto esposto a scaffale, in termini di pensiero, attività e accordi commerciali.
Ero stupito, e quando lo raccontavo, in tanti rimanevano increduli. In pochi pensavano che a fronte di un prodotto piazzato in un ripiano di supermercato ci fosse un’interazione di interessi, uno scambio di risorse, ci fossero uno o più accordi. Non è un semplice flusso logistico: dal produttore, al negozio, alla madia del consumatore.

La realtà è diversa, fatta da Centrali, Ce.di periferici, imprenditori, repartisti, scaffali. Vedere che un’azione commerciale, pensata e negoziata, produca alla fine della filiera un fatto concreto e tangibile in punto vendita, è in assoluto un elemento di grande fascino.
E’ il riscontro finale.
E poi quanti facing ha? Su quale ripiano? Il prezzo è ok? E poi ripassare e vedere che ha conquistato facing e che il prezzo tiene.
Il massimo?
Vedere il mitico “shopper” che allunga la mano per comprare…

Capita che talvolta ci si faccia un po’ di nervoso, “manca quel prodotto, come mai? E quella testata? La promozione?” e così si corre a domandare al repartista, al capo negozio e si scoprono un sacco di cose. Errori, cambi di cluster, dereferenziamenti, dimenticanze, spostamenti, tempi di implementazioni.
Si scopre anche cosa vogliano dire quei numerini che spesso sono inseriti nello slim del prezzo.
Insomma il p.v. è una miniera di informazioni e di scoperte sui nostri prodotti e sulla concorrenza.
E’ il risultato delle nostre azioni commerciali, è lo specchio del nostro lavoro.
Ecco perché amo il merchandising.