Al lunedì, spesso mi capita di osservare nei p.v. i banchi con tanti “buchi” di prodotto, le famose “rotture di stock”.
E questo accade nonostante l’utilizzo di programmi di space allocation che tarano i planogrammi in ragione delle vendite del week-end ovvero su circa il 60% delle vendite settimanali e nonostante l’utilizzo di sistemi di riordino automatico.
Come è possibile? Quali sono le cause e quanto durano le rotture di stock? Ho condiviso questo tema con la rete di LinkedIn e cercherò ora di sintetizzare i diversi punti di vista.
Tra le varie cause si individua l’organizzazione con la mancanza di personale della domenica e l’uso sempre più frequente di cooperative per il caricamento dello scaffale con la necessità di reperire personale più formato. Un aspetto interessante è che la responsabilità degli O.O.S. è condivisa con tutto il team di vendita, non esiste la figura del riordinatore, ed ogni singolo addetto è coinvolto.

Il riordino automatico è un ottimo mezzo, ma necessità di manutenzioni e integrazione di informazioni: l’inventario giornaliero, lo stock, gli scarti, le rotture di stock. E poi la possibilità di aumentare o diminuire gli ordini in funzione di promozioni, stagionalità e altri eventi improvvisi. Talvolta succede che un ordine non parta perché a magazzino in qualche anfratto giace un cartone di quel prodotto. Occorre stornare e riordinare o tirare fuori quel cartone e metterlo a banco, se la merce non è in scadenza.
Nel determinare le rotture di stock possono contribuire anche i produttori che per problemi produttivi o di carenze di materie prime possono, talora, essere in difficoltà nel consegnare la merce.
Da non trascurare la catena logistica del produttore e del retailer, la possibilità di consegna alla domenica e altri problemi come gli scioperi.

Quanto al tema della durata di una rottura di stock che può fortemente impattare sul riordino è necessario il contributo del singolo per poter intervenire sul riordino automatico in modo da effettuare ordini più consistenti che altrimenti potrebbero portare a successive rotture.
Tanti sono stati i contributi ricevuti su questo tema, segno di quanto sia importante sia per retailer che per industria risolvere e attenuare le rotture a p.v..
Un altro terreno, quindi, su cui industria e retail devono confrontarsi e lavorare assieme per non perdere ldi fedeltà, da parte dello shopper del p.v. e dei consumatori del brand.